Paolo Benanti, autore del libro, scrive "Il racconto biblico della torre di Babele è divenuto un paradigma universale della nostra cultura: un progetto umano che, con la tecnologia, vuole unire gli esseri viventi in un’unica opera, cultura e lingua che, collassando, dà come esito la dispersione dei popoli e l’incapacità di intendersi. Questa immagine sembra ben descrivere le prime due decadi del secolo in cui viviamo. Nel primo decennio la società abbiamo costruito con Internet e gli smartphone una torre globale (...) Nella seconda decade, con l’avvento delle grandi platform e con la loro radicale necessità di monetizzare i dati degli utenti, il mondo ha assistito al crollo della torre: inquietudini, fake news, esaltazione dell’io e delle contrapposizioni che sfidano oggi il dibattito democratico e il mantenimento della pace culminate con le rivolte di Capitol Hill nel 2021. Ma questo è solo frutto delle tecnologie o bisogna guardare anche alle idee e alle ideologie dei grandi attori della Silicon Valley che hanno costruito la Torre? Cosa attende l’umanità dopo il crollo di Babele? Come vivremo questa terza decade determinerà quello che resterà delle nostre democrazie divenute realtà computazionali."

Il celebre dipinto de La torre di Babele di Brueghel è qui ricreato
in una visione post-moderna. La gigantesca costruzione, di cui rimane solo la base,
è Internet. Il richiamo al dipinto conferisce alla copertina un senso distopico.
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